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lunedì 1 agosto 2016

Ultramaratona del Gran Sasso 2016


È passato un anno...
I ricordi e le emozioni della prima edizione rimangono vivi dentro di me. Delle ultramaratone, bandite per sempre dalle mie gare, non riesco a chiudere definitivamente con le 50 km. Soprattutto con la 50 del Gran Sasso. Come tutte le ultra, anche questa gara ti lascia a confrontarti con la tua testa, con il tuo corpo, con te stesso. Di più, il Gran Sasso ti sfida a correre sulle sue salite, senza soluzione di continuità da Santo Stefano fino allo scollinamento del Valico Capo La Serra, con la assolata piana di Campo Imperatore, per tutti i restanti km che ti riconducono all'arrivo.
Gareggiare qui mi coinvolge molto. 


La passione e l'entusiasmo di Franco Schiazza mi stimola a partecipare sempre e comunque. 


Franco Schiazza

Questa gara è dura, davvero dura, ma io ci sarò, sempre. Quest'anno poi il caldo non ha dato tregua. Sembrava di correre con un phone puntato sulla faccia. 




Si sono toccati i 30 gradi in alcuni punti. Non c'è una pianta neanche a pagarla è tutto questo rende questa ultra ancora più "particolare", sofferta, combattuta e, infine, domata.
Per quanto mi riguarda, già sapevo che sarebbero stati cavoli amari. Non avevo ne l'allenamento, né i km dello scorso anno. Per me sono stati sette mesi di corsa a basso regime, senza alcuna tabella impegnativa. È stato un gestire alla buona una pessima forma e le bizze del mio ginocchio malandato. Comunque, un paio di lunghi corsi a Campo Imperatore sono stati sufficienti a terminare anche quest'anno la gara, pagando lo scotto di 25 minuti in più dello scorso anno.
Ammetto che quest'anno per me è stata davvero dura. Inaspettatamente è venuto in mio soccorso il Lupo della Maiella.
Attorno al 15° km mi ha raggiunto Marcello Mastrodicasa, con il suo cappellino, il suo zaino sempre appesantito da un peso, per aggiungere difficoltà alla sua prestazione (come se esistesse qualcosa che lo possa fermare). Marcello, alla vista della mia faccia bruciata dal sole, la testa lessa e i muscoli inesistenti, mi si è attaccato come una piattola e si è preso cura di me. Mi ha incitato, spronato, distratto con i suoi continui discorsi che, alla fine, sono stati per me preziosissimi.

Marcello Mastrodicasa

A 10 km dalla fine mi ha lasciato al mio destino e lì, volere o volare, ho preso in mano il timone della mia sgangherata barca e l'ho portata all'arrivo. 
Considero Marcello il mio atleta ideale. Forte, umile, riservato. Getta sempre il cuore oltre l'ostacolo. Le sue gare, ma anche I suoi allenamenti, lasciano a bocca aperta. Nei prossimi mesi correrà un trail in Val D'Aosta di 350 km! Un mito.
Tornando alla gara, nulla si improvvisa, nulla ti viene regalato. Se non semini non raccogli. Io poco ho seminato ed ho raccolto quello che meritavo. 
Ringrazio ancora Franco, i tanti volontari che ci hanno sostenuto lungo il percorso, nessuno escluso. Per primo Benito!



Infine Francesco. E' stato il mio favoloso compagno di viaggio. Novello Peter Pan, è un mostro di simpatia. Un vulcano di battute e risate che lo fa essere unico e inimitabile!


Francesco Del Balzo

Ieri sulla piana un lungo serpentone di Runners si è fatto strada tra migliaia di persone ammassate tra grigliate di carne, roulotte, camper, ombrelloni, file interminabili di macchine e di moto che "disegnavano" le curva a tutta velocità, a volte sfiorandoci di pochissimo. 










Tutta questa gente però non lo sa che i più felici eravamo noi runners che correvano liberi e felici in questo posto bellissimo...
... perché correre è la cosa più bella che c'è.
PS. Le foto sono state tratte dalle pagine Facebook di Gabriele Di Fulvio, Angelo Rapino e dalla pagina Facebook della gara.

1 commento:

er Moro ha detto...

Bella storia Mario, la metto tra quelle da fare assolutamente! Grande!